Premessa: questo glossario è stato ispirato dal video di Giorgio Tave (Taverniti).
La voice search (o vocal search) permette agli utenti di interrogare il motore di ricerca utilizzando la propria voce, senza dover digitare la query.
Vabbè, la faccio semplice: “Ok, Google!”. Capito cosa intendo, no? 🙂
Sarà capitato sicuramente anche a te di andare di fretta o di essere troppo indaffarato per poter utilizzare lo smartphone. Ecco che un “Ok, Google!” può semplificarti la vita.
Se ci pensi un attimo la voice search ha potenti risvolti nella nostra quotidianità.
Ad esempio:
Una comodità pazzesca, non trovi?
Per non parlare poi se applicata alla domotica 😀
La voice search viene effettuata maggiormente da smartphone – dato che non ce ne separiamo mai – ma non è l’unico device che possiamo utilizzare: la ricerca vocale è supportata anche da laptop, desktop, tablet, smartwatch e smartspeaker (ad esempio Google Home).
E ovviamente non esiste solo Google come assistente vocale: all’appello non possono mancare Siri di Apple, Alexa di Amazon e Cortana di Windows.
Ma come fanno questi assistenti vocali a capirci?
Il loro segreto sta nell’intelligenza artificiale, un vero e proprio cervello digitale in grado di interpretare il significato semantico delle ricerche degli utenti in base alle query fatte in precedenza, alla posizione e alle interazioni con il dispositivo.
Concentriamoci su Google e sulla voice search da mobile.
Il 20% di tutte le ricerche Google da mobile sono fatte con la voce [fonte: Google]
Non solo: il 55% dei teenager e il 40% degli adulti usa la ricerca vocale da mobile ogni giorno [fonte: Google Official Blog]
E queste percentuali sono destinate ad aumentare (strano, vero?).
Pensa ai vantaggi di effettuare una ricerca vocale:
Di conseguenza, le persone si abitueranno sempre più a dare dei comandi vocali ai device che utilizzano l’intelligenza artificiale.
Ti starai chiedendo: “Quindi devo ottimizzare il mio sito in base alle query vocali degli utenti per guadagnare posizioni nella SERP?”
La risposta è no! O meglio, lo hai già fatto.
“Ma scusa Matteo, in che senso l’ho già fatto?”
Se hai lavorato bene in ottica SEO, il tuo sito contiene un codice pulito e ottimizzato in modo da aiutare il crawler a fare la scansione delle pagine web.
Ma soprattutto, le pagine del tuo sito offrono contenuti di valore: i testi sono concepiti per soddisfare concretamente gli user needs.
“Ok, Matteo. Ma come la mettiamo con le keyword?”
Con la voice search le query sono molto diverse rispetto a quelle scritte su tastiera: sono meno meccaniche, contengono long-tail keyword sempre più specifiche e frasi più simili al linguaggio parlato.
Anche in questo caso, se i contenuti del tuo sito sono concepiti per rispondere ai bisogni degli utenti, ottimizzare le tue keyword non ti sarà di grande aiuto per apparire in SERP.
Google, infatti, ha già migliorato la sua capacità di rispondere in modo pertinente alle ricerche, grazie al suo potente algoritmo di machine learning: Hummingbird.
Questo algoritmo è in grado di interpretare lo user intent grazie alla semantica delle parole: non solo comprende i sinonimi, ma riesce a desumere il contesto dalla query.
Tutto questo non vuol dire che te ne devi stare con le mani in mano, sperando di star simpatico allo spider di Google.
Quindi, cosa puoi fare nel concreto? Ci sono 7 #barbatrucchi che puoi mettere in pratica 🙂
Il primo passo è capire cosa cercano gli utenti quando utilizzano la voice search.
Ad esempio, le ricerche vocali da mobile che contengono “ho bisogno” sono aumentate del 65% nel biennio 2015-2017 [fonte: Think with Google].
Mentre, le ricerche che contengono “posso” vedono un’impennata del 85%.
Questi dati ci fanno capire che gli utenti vogliono compiere delle azioni pratiche.
Detto questo, la domanda da porsi è: cosa posso offrire agli utenti con i miei contenuti? I miei contenuti rispondono in modo esaustivo alle query “ho bisogno” e “posso”?
Dato che gli utenti si abitueranno ad effettuare ricerche vocali, perché non inserire un assistente personale all’interno del tuo sito?
Immagina di avere un e-commerce molto strutturato: un utente entra nel tuo sito e attiva l’assistente vocale per trovare un prodotto, senza dover utilizzare filtri di ricerca.
Figo, non trovi?
Ma non è tutto: grazie all’intelligenza artificiale che guida gli assistenti vocali, possiamo anche chiedere direttamente agli utenti se il prodotto che gli è stato proposto ha soddisfatto i loro criteri.
Avendo un feedback diretto, l’assistente vocale riuscirà a migliorare i risultati di ricerca per gli utenti successivi e potremmo accorciare la distanza tra l’interesse e l’azione.
Come detto poco fa, per scalare la SERP il tuo sito deve avere determinate caratteristiche: codice pulito, velocità nel caricamento delle pagine, contenuti di valore che rispondano agli user needs.
Se hai tutte le carte in regola (ma veramente in regola, eh!), Google potrebbe inserirti nel knowledge graph.
E sai cosa fanno gli assistenti vocali quando effettuano una ricerca e trovano il knowledge graph? Lo leggono agli utenti!
Altro che posizione zero in SERP 😀
Quindi, vuoi ottimizzare il tuo sito per la voice search? Punta alla position zero (0)! E per farlo devi mettere in piedi una strategia di contenuti che sia veramente pertinente rispetto agli user needs.
Le Google Action ti permettono di connettere la tua app a Google Assistant e offrire una risposta vocale alle ricerche vocali degli utenti.
“Tutto molto bello, Matteo. Ma non ho un’app.”
No problem: Google crea automaticamente delle Action sulla base dei tuoi articoli, generando una pagina dedicata direttamente nella directory di Assistant.
Quando le richieste tramite Google Assistant saranno compatibili con i tuoi contenuti, Google chiederà agli utenti se sono interessati a leggere o ascoltare le tue notizie.
Lanciata da schema.org e da Google, Speakable è una proprietà che seleziona le parti di testo che sono più adatte ad essere lette ad alta voce dai dispositivi che utilizzano Google Assistant.
Attualmente Speakable è diffuso solo negli USA e viene utilizzato soprattutto per leggere le news: tienilo comunque sott’occhio perché è in continua crescita (ti ricorda qualcosa AMP?).
Per le attività locali, utilizzare Google My Business diventa fondamentale perché è molto visibile dagli assistenti vocali.
Ti faccio un esempio: devi andare a cena dai suoceri, non hai avuto tempo di prendere nulla e magari sei anche in ritardo.
Che fai? “Ok, Google! Cerca pasticceria qui vicino”.
Et voilà: quella pasticceria (che utilizza Google My Business) si troverà nel posto giusto, al momento giusto.
Cos’è la sessione di ricerca? La sessione di ricerca rappresenta il prima, il durante e il dopo della ricerca stessa.
La sessione, infatti, inizia da quell’impulso che ha spinto l’utente ad effettuare una ricerca e si protrae anche nei giorni successivi alla ricerca.
Questo non vale solo per la voice search ma per tutti i tipi di ricerca: è molto importante entrare in quest’ottica per monitorare il comportamento degli utenti e capire come riuscire a soddisfare i loro bisogni.
Per concludere, siamo agli albori di una vera e propria rivoluzione, che non coinvolge solo la SEO o la UX: cambierà il modo di interagire tra uomo e dispositivo.
E queste 7 ottimizzazioni ti forniscono un vero e proprio mindset per comprendere un po’ più a fondo la search voice.
Hai già iniziato ad ottimizzare il tuo sito in ottica voice search? Fammi sapere nei commenti qui sotto! 🙂
Se vuoi approfondire, ti consiglio questo bellissimo post sulla voice search di Alessio Pomaro: “Cos’è la Voice Search? Come si ottimizza per la ricerca vocale?“
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